top of page

Pasquale Misuraca - Luis Razeto Migliaro

IL PROGETTO DI GESU'

 

Seconda Edizione - integrata da due capitoli: Il Lavoro e La Religione.

 

 

INDICE

 

Il Tempio

Le Tentazioni

Il Progetto

La Comunità

Il Lavoro

La Moltiplicazione

Il Potere

La Salute

La Religione

La Resurrezione

Il progetto di Gesù
umiumi.jpg

(Immagine di copertina: Umit Inatci, Cielo e Terra)

Il progetto di Gesù

Il perché e il per chi di questo libro

Per vedere-e-sentire un video di cinque minuti sul perché e soprattutto per chi Luis Razeto e io abbiamo scritto questo libro, guarda qui:

Il perché e il per chi di questo libro

Pasquale Misuraca, presentazione del libro Il progetto di Gesù.

Santiago de Chile, 14 luglio 2009.

 

 

INCONTRO

1...Cosa c’è di interessante nella figura di Gesù per un agnostico, che non sa se c’è Dio e se esiste una vita eterna? Cosa ha trovato di illuminante nelle sue parole e nelle sue azioni, questo adolescente italiano, verso la metà del secolo scorso, e che lo ha accompagnato lungo la giovinezza, la maturità, e lo ha condotto qui, alle soglie della vecchiaia, di fronte a voi?

2...Tutto cospirava contro il mio incontro con Gesù. Sono nato, ed ho vissuto la mia infanzia e adolescenza in una famiglia da diverse generazioni irreligiosa – imbevuta della grande cultura illuminista europea. La società italiana, da parte sua, era caratterizzata da una religiosità esteriore, da un cristianesimo conformista. Tutto ostacolava il riconoscimento di questo mio, di questo nostro fratello maggiore. Dico “nostro” - nostro fratello maggiore - perché ritengo che Gesù sia patrimonio dell’umanità intera, non appartenga esclusivamente a nessuno, e anzi appartiene, come la pioggia, a tutti.

 

RIDUZIONE

3...Gesù, invece, è stato sempre oggetto di appropriazioni esclusive, di ossessive riduzioni. I suoi discepoli stessi lo hanno più volte spinto a concepire e compiere azioni che implicavano una riduzione del suo progetto integrale. Da allora e fino ad oggi, Gesù è stato di volta in volta ridotto a un predicatore o ad un profeta, è stato spiegato alla luce della cultura romana o greca, è stato considerato in principio esseno o fino alla fine ebreo, e le diverse chiese cristiane lo rivendicano ciascuna per sé in una sua particolare versione.

4...Gesù ha sofferto e soffre del destino di tutti i grandi intellettuali, di tutti i grandi spiriti, ridotti dai seguaci e dagli avversari alla loro particolare misura, ai loro determinati bisogni, ai loro limitati orizzonti. Ebbene, penso che occorra liberarsi di tutte queste tentazioni riduttive e farsi un’idea più vasta e profonda, più comprensiva e leggera, della sua figura e del suo progetto. Un progetto che lui stesso ha difeso dai tentativi di riduzione dei seguaci e degli avversari del suo tempo, e che noi dobbiamo ricostruire e sviluppare seguendo le sue stesse indicazioni metodiche.

 

SUPERAMENTO

5...Che rapporto ha avuto Gesù con la cultura del suo tempo? Un rapporto non ripetitivo, un rapporto costruttivo. Gesù ha appreso, ha vissuto, ha amato la cultura nella quale si è trovato a vivere, ma non si è limitato a servirla conformisticamente, ha lavorato con tutte le sue forze per superarla criticamente. Un superamento continuo della propria cultura, vissuta come punto di partenza e non come punto di arrivo, mettendo in gioco ed a disposizione le proprie esperienze e le proprie idee, inventando, dando sempre nuove soluzioni a nuovi problemi.

6...Questo ho ammirato come esemplare in Gesù: il quotidiano, ininterrotto, inesausto superamento della cultura data, secondo un modo non difensivo e non aggressivo di considerare e vivere l’identità culturale. Diverse culture hanno elaborato fino in fondo questa posizione. L’antica cultura greca, per esempio: “Il Sole è nuovo ogni giorno” – dice Eraclito, “il Sole è continuamente nuovo” – perfeziona Aristotele. La contemporanea cultura cristiana tocca, secondo me, il suo vertice in questa direzione con Esteban Gumucio, religioso e poeta cileno: “No quiero ser copia de nadie / pues soy imagen de Dios.”

 

PLASTICITA’

7...Di conseguenza, dichiarandomi ‘agnostico’, come ho fatto al principio di questa breve presentazione del libro che ho scritto con Luis Razeto, ho voluto soltanto chiarire il punto di partenza delle mie attuali convinzioni, e sono pronto, in ogni momento e in ogni luogo, e quindi qui ed ora, a trasformarmi intellettualmente e moralmente, in presenza di argomenti migliori. Sono insomma aperto al dialogo – ascoltare e dire – di più: alla discussione – scuotersi reciprocamente le radici – e alla conversazione – ‘cambiare verso con’ l’altro. Se io esco da un incontro esattamente come ci ero entrato, ritengo quell’incontro una occasione perduta.

8...Gesù modello di ‘superamento’, Gesù modello di ‘plasticità’: egli entra in relazione aperta attraverso molti linguaggi (discussione, detti, azioni, parabole, miracoli), partendo sempre dall’altro come effettivamente è, dal problema reale attuale della persona concreta. Non trascina l’altro nel proprio schema per dominarlo, ma costruisce, con l’altro, una soluzione storicamente progressiva. La realtà è concepita da Gesù non come un sistema di strutture rigide al quale bisogna rassegnarsi, adattarsi, ma come un sistema di rapporti di forze che occorre conoscere per trasformare. Gesù modello di plasticità costruttiva.

9...La rappresentazione che ne ha dato il cineasta italiano Pier Paolo Pasolini nel film Il Vangelo secondo Matteo è memorabile da questo punto di vista. Tuttavia, l’opera di Pasolini ha un limite. Un limite ideologico. Il limite ideologico proprio di Matteo, il quale scrive per gli ebrei del suo tempo, e perciò tende a interpretare Gesù come colui che compie la tradizione ebrea, realizzando le profezie dell’Antico Testamento. Ma così facendo riduce la novità e l’autonomia del progetto di Gesù.

 

I VANGELI SONO LIBRI

10...Noi conosciamo la figura e il progetto di Gesù soprattutto attraverso i Vangeli. I Vangeli sono libri. Tutti i libri hanno i propri autori. Tutti gli autori sono ispirati. Omero, l’autore dell’Iliade, era ispirato dalla Musa. Thomas Mann, l’autore della Montagna Incantata, parlava dello “spirito della narrazione”. Marco, l’autore del primo Vangelo - il Vangelo secondo Matteo, e poi gli altri evangelisti, da Dio.

11...Ma cosa vuol dire che ogni autore di ogni libro, nessuno escluso, è ispirato? Vuol dire che nessun autore scrive da solo, che ogni autore parla con la voce propria e nello stesso tempo con la voce di qualcosa più grande di lui.

12...Questo vale per ogni essere umano. “Noi siamo un colloquio” – dice uno psicologo e scrittore italiano, Eugenio Borgna. Nello stesso tempo ogni essere umano è unico. E ogni autore è unico. Ora, come ogni essere umano ha i suoi bisogni, i suoi desideri, ogni autore di ogni libro ha i suoi bisogni, i suoi desideri.

13...Ogni autore, quando scrive, serve due padroni. Ogni libro è duplice, e in qualche misura contraddittorio. Da un lato tende alla generalità – a dare voce alla realtà effettuale, alla verità assoluta, a tutti, al genere umano nella sua interezza – dall’altro lato tende alla particolarità – a dare voce alla realtà singolare dell’autore, alla sua verità, ai bisogni e desideri suoi individuali e dei vari gruppi particolari dei quali partecipa nella sua vita sociale e intellettuale.

14...Ogni libro oscilla tra la tentazione della parzialità e la elevazione alla generalità. Anche i Vangeli. Gli autori dei Vangeli (come tutti gli autori: ‘autore’ etimologicamente è ‘colui che accresce la realtà, aumenta la cultura’), gli autori dei Vangeli – dicevo - hanno voluto aumentare l’insieme dello scibile e del fruibile, e nello stesso tempo hanno voluto iniziare una cultura particolare, elaborando i bisogni, i desideri, di un determinato gruppo: i cristiani – coloro che individuano e venerano in Gesù di Nazareth Gesù il Cristo.

 

GESU’ IL CRISTO E GESU’ DI NAZARET

15...Ecco, penso che nei Vangeli si possono individuare due figure di Gesù, non coincidenti, e in più punti contraddittorie. La figura di Gesù il Cristo, la figura particolare costruita dai cristiani in quanto cristiani, e la figura di Gesù di Nazareth, la figura generale che riguarda l’intero genere umano: un punto non più di divisione bensì di unione fra tutti gli uomini di buona volontà – religiosi di tutte le religioni, agnostici, atei, indifferenti.

16...Gesù di Nazareth è una figura più comprensiva, ed ha elaborato un progetto più vasto, di quanto siamo stati abituati a pensare nel vecchio mondo. Un mondo ormai sconvolto da una crisi di civiltà. Gesù di Nazareth ci spinge al superamento di questa crisi attraverso il superamento di noi stessi, delle nostre culture particolari di partenza. Questo ha fatto lui nel suo tempo: ha superato – ogni giorno, ogni notte - la cultura data per costruirne incessantemente un’altra, di volta in volta teoricamente e praticamente superiore. Questo dobbiamo fare noi, nel nostro tempo: fare ciò che lui farebbe qui e oggi, non ripetere ciò che lui ha fatto in Palestina duemila anni fa. Riusciremo in questa impresa, avvieremo la costruzione di un mondo nuovo, nella misura in cui non saremo rigidi, compiaciuti di ciò che siamo, ma plastici, desiderosi di ciò che possiamo diventare.

 

( Il libro 'Il progetto di Gesù' è da due anni diventato parte dell'ebook Vangelo laico secondo Feliciano )

Presentazione di Pasquale Misuraca

Luis Razeto, Palabras de presentación del libro El proyecto de Jesús.

Santiago de Chile, 14 luglio 2009.

 

 

No es fácil para mí decir lo que es este libro, lo que hicimos Pasquale y yo al escribirlo. Obviamente no se trata de un libro de teología, que pretenda exponer una interpretación filológica e históricamente verdadera, y ni siquiera plausible o probable, de la figura, de la obra y del pensamiento de Jesús. Este es un libro de ficción, en el cual literariamente, o sea poéticamente y novelescamente, creamos un personaje que es Jesús de Nazareth, el protagonista del libro, que construimos sobre la base del Jesús de los Evangelios y de algunos importantes hechos de su vida que son expuestos en ellos, pero que nosotros contextualizamos en otro tiempo y en otros lugares y en otras circunstancias. Debo decir, sin embargo, que hemos tratado de no traicionar sino de ser fieles en lo posible al que nos parece que es su espíritu.

 

Vemos a Jesús como una persona y un intelectual universal y actual, y nos ha parecido que podíamos presentarlo como tal. Como Universal, y por ello evitamos los particularismos que en los Evangelios lo presentan inserto en una cultura, en un contexto político e histórico determinado. Como Actual, y en consecuencia nos esforzamos por exponer algo de sus enseñanzas y de su pensamiento, de su figura y su proyecto, de modo tal que aparezcan hoy con plena vigencia y pertinencia frente a los grandes problemas y desafíos de la sociedad contemporánea. Actualidad que quisimos presentar exactamente como expresión de la universalidad de Jesús y su proyecto, y en consecuencia, no lo ubicamos en nuestro presente histórico, sino –como decimos en la primera frase del libro al presentar a Jesús adolescente que llega a la Ciudad Santa y cruza las puertas del Templo, precisamos que “no importa de cuál religión ni de qué época”.

 

Una de las cosas que más me sorprende y admira en la figura y el pensamiento de Jesús, y que compartimos íntimamente con Pasquale, es que su persona y su pensamiento se hayan mantenido actuales a lo largo de veinte siglos y en las más diversas cultural, lo cual no puede sino ser consecuencia de su universalidad.

 

Si prescindimos de cualquier consideración específicamente religiosa o de fe y tratamos de comprenderla desde un punto de vista exclusivamente cultural y de ciencias sociales, pienso que es posible identificar tres razones consistentes que explican dicha universalidad:

La primera es que en el pensamiento y en el proyecto de Jesús se abordan los más grandes problemas e interrogantes que se presentan al individuo y a la sociedad, algunos de los cuales fuimos abordando en este libro: la religión y la búsqueda de trascendencia (en el capítulo El Templo), las ambiciones y pasiones que agitan a los individuos y a los grupos (en el capítulo Las Tentaciones), la aspiración y la búsqueda de justicia que impulsan luchas y procesos de transformación social (en el capítulo El Proyecto), los anhelos de participación, de pertenencia y de convivencia (en el capítulo La Comunidad), la economía, la educación y las comunicaciones (en el capítulo La Multiplicación), la política y el poder (en el capítulo El Poder), la salud y la lucha contra las enfermedades (en el capítulo La Salud), y la muerte y consiguiente aspiración a la vida después de esta vida (en el capítulo La Resurrección).

 

Una segunda razón de la universalidad y permanente actualidad del pensamiento y el proyecto de Jesús es la esencialidad con que aborda esas cuestiones: en pocas palabras y con ejemplos sencillos va directamente a lo esencial, proporcionando respuestas de la más notable profundidad y altura. En sus enseñanzas, en sus acciones, en sus diálogos y discusiones con los adversarios, Jesús pone de manifiesto una inteligencia superior, que se potencia en el amor y cariño que le inspiran las personas sencillas y en el rechazo que siente ante los presuntuosos y prepotentes.

 

Y la tercera razón que me parece que está a la base de la universalidad y permanente actualidad del proyecto de Jesús es que dicho proyecto y el pensamiento que lo funda, estando entre las expresiones más elevadas de los anhelos y aspiraciones de la naturaleza humana, sin embargo no han sido nunca cabalmente realizados en la práctica, permaneciendo siempre como algo inconcluso, abierto, disponible, capaz de concitar nuevas elaboraciones y propuestas.

 

Debo agregar que este libro no está escrito para los creyentes cristianos. En realidad, lo escribimos pensando en tantos jóvenes de hoy que no creen casi en nada, ni en ellos mismos, ni en los políticos, ni en los intelectuales, ni en las instituciones, ni en las ONGs, ni en las iglesias. A esos jóvenes quisimos presentarles un camino, una esperanza, unas reflexiones y propuestas, y nos pareció posible hacerlo a través de mostrarles de una manera nueva, accesible y atractiva, la persona de Jesús y su proyecto, en cierto modo contextualizados en la gran crisis cultural, intelectual y moral, además de económica, social y política que estamos viviendo en el mundo actual.

 

Reconstruyendo las tentaciones de Jesús quisimos explicarles cuáles son las tentaciones de las que hoy debemos cuidarnos.

 

Reconstruyendo los conflictos de Jesús con sus adversarios, quisimos advertirles cuáles son y cómo actúan los adversarios con quienes debemos enfrentarnos hoy.

 

Presentándoles la persona de Jesús adolescente y joven, quisimos mostrarles la imagen de un ser humano íntegro, atractivo y atrayente, apasionado y fuerte, buscador de la verdad, del bien, de la belleza y del amor.

 

Reconstruyendo y actualizando el proyecto de Jesús quisimos mostrarles el proyecto siempre nuevo de un mundo solidario posible, por el que vale la pena trabajar y luchar.

 

Ahora aquí, en este ambiente mayoritariamente cristiano, me permito agregar dos cosas específicas sobre las que quisiera invitar a los creyentes en Jesús a la reflexión, y que aparecen en este libro.

 

La primera es la persona de Jesús de Nazareth como hombre, que como tal no podía prescindir de tres características y cualidades distintivas de los seres humanos, a saber: Uno, el aprendizaje. O sea, Jesús aprende, avanza dificultosamente (incluso equivocándose) en el conocimiento de la realidad y en la formulación de las ideas. Dos, la reflexión. O sea, Jesús razona, argumenta, busca la verdad en un proceso interno en que avanza a tientas, antes de emitir hacia fuera los resultados de sus búsquedas intelectuales, antes de hacer afirmaciones, antes de tomar decisiones en contextos de incertidumbre. Tres, el emocionar. O sea, Jesús se emociona, se irrita, se entusiasma, se decepciona, se entristece, se apasiona, ama, es atraído por las mujeres y también se enamora.

 

Para expresar todo esto, hemos tenido la osadía de ponernos en la subjetividad de Jesús; de ahí que el libro está escrito en primera persona, siendo el mismo Jesús quien relata sus pensamientos, emociones, decisiones, acciones.

 

Hay un tema central, o más bien transversal que recorre los diferentes capítulos y temas abordados en el libro, que es el proyecto de Jesús. Nos preguntamos: ¿cuál era realmente el proyecto de Jesús? Pregunta que nos convoca a reflexionar sobre esta otra: ¿cuál puede ser el proyecto que podamos proponernos hoy quienes consideramos a Jesús como un maestro, o simplemente como un hombre cuya acción y cuyo pensamiento apreciemos como un punto de partida para encontrar nuestra propia respuesta? Es más bien sobre esta segunda pregunta que reflexionamos en este libro.

 

No me cabe duda que el proyecto de Jesús no era la Iglesia que hoy conocemos, pero ni siquiera era construir una institución Iglesia. Creo que el proyecto de Jesús – al que fue llegando poco a poco como resultado de sus aprendizajes y reflexiones y amores – tiene tres dimensiones:

Una dimensión individual. El proyecto de individuos libres, autónomos, conscientes, generosos, fuertes, autovalentes, responsables, creativos, capaces de grandes realizaciones, que no aceptan límites (así, nos dice que somos capaces de sanar enfermos, de ahuyentar demonios, de mover montañas, de convocar a Dios, de enfrentarnos a los enemigos más feroces, de ser perfectos). Ref. “El Misterio del Hombre”

 

Una dimensión grupal, comunitaria. El proyecto de construir comunidades pequeñas entre esos hombres y mujeres libres, justos, fuertes y capaces. El proyecto de vivir y trabajar de otro modo, solidariamente. El proyecto de consumir de manera que avancemos en nuestra realización corporal y espiritual, individual y social, satisfaciendo del mejor modo posible nuestras necesidades, aspiraciones y deseos. (En otro plano y en otro lenguaje, he tratado de expresar una dimensión esencial de ese proyecto a través de la concepción de la economía de solidaridad y trabajo. Ref. “Lecciones de economía solidaria.

 

Una dimensión universal, societal. Un gran proyecto de transformación social, que puede sintetizarse como la construcción de una nueva civilización humana. (El la llamaba “el Reino de Dios”, pero en este libro hemos evitado el uso de esta fórmula porque la expresión ha adquirido resonancias que la ligan demasiado al universo religioso). Jesús veía al mundo antiguo, con sus instituciones y poderes, en profunda crisis. Como hoy, en crisis económica, política, intelectual y cultural. Y llega a comprender que de dicha crisis no se sale sino mediante una gran reforma intelectual y moral, económica y política, capaz de sostener un gran proyecto civilizatorio. Que es, nos parece a Misuraca y a mí, también la gran tarea presente. (Respecto a esto, quiero invitarlos a leer una serie de breves textos que estoy presentando en el sitio www.fulminiesaette.it con el título “Cómo iniciar la creación de una nueva civilización” y que probablemente será un próximo libro).

 

Aquellos de ustedes que estén muy atentos y críticamente alertas respecto a lo que estoy diciendo, habrán notado que respecto a las tres dimensiones que he afirmado que tiene el proyecto de Jesús (individual, comunitaria y de civilización), he hecho referencia a tres libros o escritos míos, como expresiones o elaboraciones que se conectan a dicho proyecto. Un amigo que se entiende de estos temas porque fue sacerdote, y que ha leído algunos de mis libros, después de leer nuestro “El Proyecto de Jesús” me hizo este comentario: “yo no sé si se trata del proyecto de Jesús o del proyecto de Luis y Pasquale”. Sinceramente no supe qué responderle, porque siendo un autor que cree verdaderamente en lo que escribe y que escribe lo que piensa, debo decir que lo que está escrito en este librito expresa mis propias ideas y convicciones, en este caso compartidas con Pasquale. Y son éstas las mismas convicciones e ideas que con otro lenguaje, he venido escribiendo en los otros libros o textos mencionados.

 

Ayer, traduciendo al castellano la presentación que acaba de hacer Pasquale, creo haber entendido mejor el asunto y tener ya una respuesta a la pregunta de mi amigo. Pasquale afirmó que todo libro está inspirado, y puso como ejemplo la obra de Homero, inspirado por las musas, la de Thomas Mann, inspirado por el “espíritu de la narración”, y a los Evangelistas, inspirados por Dios. En base a este concepto amplio de “inspiración”, me atrevo a decir entonces que este libro nuestro está inspirado por el espíritu de Jesús, por su figura, sus palabras y sus acciones, mientras que mis propios libros sobre el hombre, la economía solidaria y la búsqueda de una nueva civilización, están inspirados por el proyecto de Jesús.

 

Sé, naturalmente, que decir esto es extremadamente pretencioso, y así debe a ustedes parecerles. Pero lo digo, precisamente como una manera de advertirles que los autores de este libro somos personas muy pretenciosas y presumidas, por lo que ustedes debieran estar muy alertas y ser especialmente críticos al leerlos.

 

Pero permítanme también corregirme. Si fuera verdad, como dijo Pasquale, que la inspiración significa que ningún autor escribe solo, sino que habla con su propia voz y al mismo tiempo con la voz de algo más grande que él, o sea, por un lado expresa las realidades, necesidades, ideas particulares del autor, y por otro da voz a la realidad efectiva, a la verdad y al género humano entero, tendríamos que concluir que en nuestro Proyecto de Jesús hay que atribuir todo aquello que merezca ser reconocido como verdadero y universal al inspirador (el espíritu y el proyecto de Jesús), mientras que lo nuestro será lo particular, lo aproximativo, lo de menos valor.

En todo caso, ya dije antes que la verdadera pregunta sobre la que reflexionamos en este libro no es tanto cuál era el proyecto de Jesús, sino cuál puede ser el proyecto que podamos proponernos hoy quienes consideramos a Jesús como un maestro, o simplemente como un hombre cuya acción y cuyo pensamiento apreciemos como un punto de partida para encontrar nuestra propia respuesta.

 

Termino, entonces, volviendo a lo que dije al comienzo. En este libro no hemos querido exponer verdades teológicas, ni filosóficas ni científicas, por lo que no debe buscarse nada de ello en su lectura. Es un libro de ficción, una obra literaria, poética. Un libro que no está dirigido a los creyentes sino que escribimos pensando en tantos jóvenes de hoy que no creen casi en nada, ni en ellos mismos, ni en los políticos, ni en los intelectuales, ni en las instituciones, ni en las ONGs, ni en las iglesias. Jóvenes a los que queremos presentarles un camino, una esperanza, unas reflexiones y propuestas, y nos pareció posible hacerlo a través de mostrarles de una manera nueva, accesible y atractiva, la persona de Jesús y su proyecto.

Presentazione di Luis Razeto Migliaro

Il progetto di Gesù - Presentazione di Raúl Rosales

Santiago de Chile, 14 de julio 2009.

 

Notas:

 

Conversación sobre el libro de Luis Razeto y Pasquale Misuraca, El proyecto de Jesús (CEDM Santiago 2008).

 

Celebro la publicación de este texto que interpreto como un breve “evangelio”. Un “evangelio” actual, escrito desde la especial perspectiva de sus autores: Luis Razeto es un creyente y Pascual Misuraca un agnóstico europeo. Esto ya es una novedad que agradecemos enormemente porque nos trae aires nuevos en un clima un tanto reacio a pensar a fondo las cuestiones de sentido que nos envuelven. Celebro la idea de un texto que nos posibilite espacios para pensar, simplemente. Como esta gratuita y cálida reunión en CONFERRE en una tarde de invierno.

1.- Puede resultar comprometedor catalogar a este texto como un “evangelio” ¿Verdad? “Evangelio” implica una preciosa realidad para los creyentes en Jesús de Nazaret. Pues, nos remite al género literario creado por el Evangelio de Marcos que trata, como sabemos, de una buena noticia. Desde ese entonces, crear evangelios supone el “relato” de la vida muerte y resurrección de Jesús como buena noticia para comunidades muy concretas. En este sentido preciso de querer hablar de Jesús para el presente podemos hablar de este texto como un ejercicio de crear evangelio.

Pero ¿qué son las “noticias”? Las “noticias” para ser tales deben cumplir ciertas condiciones. Entre otras, noticia nos habla de un hecho histórico significativo (que produce o inaugura un antes y un después) que un/a periodista debe informar o comunicar a sus oyentes, televidentes o lectores. Sabemos lo difícil que es encontrar un periodismo auténtico, pero esa es su tarea. Comunicarnos un hecho histórico, no una idea, ni una filosofía, ni una ideología. Cuando se desvirtúa la labor periodística todos nosotros lo percibimos inmediatamente en cuanto no está siendo fiel a la verdad del hecho o acontecimiento del que nos debe dar cuenta.

En el caso de los Evangelios del Nuevo Testamento lo anterior acontecía luego de haber experimentado un encuentro con alguien muy significativo, un testigo referencial que nos hablaba de Jesús y de su acontecer histórico concreto. Por eso, el “evangelio” como buena noticia no deja nunca de referirse a ese hecho histórico particular, acontecido una vez, en un lugar y un tiempo muy preciso. Que inaugura una nueva realidad o posibilidad histórica para la humanidad. No es cualquier acontecimiento. Se trata de un acontecer histórico, la existencia personal de Alguien, extraordinariamente significativo. Es decir, no podemos dejar de responder al carácter de ser noticia: señalando lo que hizo y dijo, y el sentido de su existencia para los suyos. Sólo así, manteniendo el carácter de noticia, se puede “resguardar” el acontecimiento de su tergiversación. No estamos aquí negando la dimensión interpretativa de la noticia inevitable en todo acto comunicativo. Sólo subrayamos esta referencia a un hecho histórico particular que todavía nos da que pensar… en cuanto contiene original su propuesta. Propuesta a la que tenemos acceso gracias a los evangelios, que han sabido trasmitir a cada cultura su núcleo original liberador.

Además, también sabemos que es buena, en cuanto no es cualquier noticia sino que una noticia transformadora, liberadora, que implica un juicio clarificador. Es buena si al escucharla me produce gozo, alegría, esperanza.

2.- Otra nota clarificadora previa es su carácter “comunicativo”. Comunicar implica que quien comunica envía a su interlocutor “una diferencia que hace una diferencia”. Si no hay comprensión del mensaje, la (presunta) diferencia no llega. Algo que no se sabe qué es, no se añade a lo que ya se conoce. Pero del mismo modo, si esa diferencia trasmitida no diferencia nada en la existencia del que recibe el mensaje, tampoco se comunica nada.

Por tanto, no se trata solamente de percibir algo (recibir un contenido “diferente” del que tenía antes). Es necesario que “la diferencia produzca una diferencia”. De lo contrario, el mensaje, por bien recibido que sea y, por así decirlo, por bien “depositado” que quede en el receptor, no significaría aún nada (permanece insignificante).

La diferencia trasmitida comienza a significar cuando el receptor percibe lo que aquella debe afectar o cambiar en su propia existencia y conducta. Es decir, cuando la diferencia percibida se relacione con otra diferencia correlativa que debe tener lugar en la existencia del receptor (como el termostato cambia el aparato de calefacción y lo enciende o apaga). Sólo allí se da verdadera “comunicación”, una diferencia que hace (o produce) una diferencia.

3.- Bajo estos aspectos esbozados: evangelio y comunicación, el texto escrito por nuestros autores responde acertadamente a lo que buscamos muchas personas actualmente. El texto tiene un soporte histórico- evangélico muy sólido. Conjuntamente con usar un lenguaje comunicativo transformador, profundamente convincente. Deja de ser meramente informativo y entra a tocar las motivaciones de los sujetos en su acción:

Critica radical a las instituciones religiosas, al Templo en particular (p.19). Aquí hay un rasgo de todos los evangelios. Una causa de la Cruz.

La propuesta profética: ¿qué hace el profeta? “Muestra la realidad, la crisis, las catástrofes que se avecinan no para atemorizar sino para que los seres humanos enfrenten los problemas de un modo distinto a como lo han hecho, trasformadoramente, (creativamente), cambiando de dirección, asumiendo que sólo ellos pueden resolver las dificultades y los problemas que tienen”. p.13:

El cambio se produce con novedad, sólo lo nuevo transforma.

Las tentaciones: genial la caracterización del político actual. Es un buen análisis de los signos de los tiempos.

Jesús no tiene en la mente un plan, una estrategia de acción: sólo se sumerge en el mundo (p.27). Recordemos que en la multiplicación de los panes Jesús se pone a enseñarles largamente; pero no están sus enseñanzas. Sólo hay una acción simbólica de profunda compasión con esas muchedumbres desorientadas, “como ovejas sin pastor”.

El proyecto: Jesús conoce las más variadas experiencias (p.29): aquellas que recogen la parte más inquieta y vivaz de la sociedad. Pero aún tienen límites: No son universales, se rigidizan y pierden las motivaciones originales, pierden la diversidad, no son autónomas, no tienen una teoría, exigen sacrificios, carecen de realismo, etc.

Las acciones moleculares y grandes deben insertarse en un gran proyecto p.33. (Esbozado en p.34 y 35). En diálogo con Juan bautista. Esto es muy significativo porque una dificultad para conocer a alguien radica en que muchas veces no sabemos las opciones libres que han tomado. De Jesús sabemos poco de sus opciones concretas. Sabemos si que se incorporó en un movimiento masivo y ahí se hizo militante, como diríamos ahora. Se inscribió en el movimiento de Juan. Y como sabemos Juan fue un ejecutado político. No era un movimiento sólo espiritualista.

La comunidad democrática y horizontal, p.41. no todavía suficientemente autónoma…p.43

En fin son muchas las referencias tan actuales que nos hacen pesar y cambiar de actitud.

 

Gracias

Presentazione di Raúl Rosales

Il progetto di Gesù - Presentazione di Marilin Donovan

Comentarios al Libro: EL proyecto de Jesús, de L.Razeto y P.Misuraca.

Santiago de Chile, 14 de julio 2009.

 

 

Cada vez que alguien decide presentar los hechos de vida de Jesús se abre a una maravillosa oportunidad: Ser portador/a de una nueva comprensión de la misión de Jesús; Contar los hechos de tal forma que nosotros/as escuchamos, lo que hemos escuchado tantas veces, como si fuera la primera vez. Algunos autores lo llaman el momento “aha”. Es “caer en la cuenta” o darse cuenta que “eso es” lo que quiso decir. Es un momento de Emaus. Jesucristo Superestrella / Jesús de Nazaret

Muchas veces durante la lectura de este libro, tuve esa sensación. Recordar que Jesús tuvo un proyecto. . . tan grande y amplio que incluiría y superaría todo lo que sabemos hasta ahora.

Para este plan. . . tuvo que prepararse. . . leer, estudiar a la humanidad. . . reflexionar. . . participar en otros grupos. . Se nos olvida que todo proceso requiere tiempo para madurar y Jesús también supo de ese caminar. Valoró ese Proceso.

La Preparación

o El Templo Ideas pre-concebidas

o Lectura

o Visitas

 

Tentaciones

Las obras de caridad Ideas reductivas

La revolución

Proyecto Político

El espectáculo

Después a conversar, discutir, dar vueltas ideas. . . Para convertirse en el Proyecto que le interpretaba. Para eso tuvo que discernir como este proyecto sería diferente de todos los demás que había experimentado

El proyecto

o De los proyectos aprende:

Ninguno es autónomo

Exigen Sacrificios, Obediencia y Disciplina

Carecen de realismo: el deber ser en vez del ser

 

o El proyecto es el germen y el inicio de una nueva civilización. El proyecto ha de estar fundado en el pensamiento, debe tener raíces en la historia, y hay que elaborarlo participativamente. No está nunca terminado, no es rígido, hay que adecuarlo constantemente a la cambiante realidad del mundo. Se amplía y se enriquece en la medida que se realiza y que en él participan nuevos actores. No puede prescindir de las formas y niveles de conciencia, de voluntad y de emoción de quienes lo llevan a cabo. No es elaborado por algunos para que otros lo cumplan, sino que los mismos que lo elaboran son sus realizadores. El proyecto es realista cuando cada participante comprende cual es su puesto en él.

Y a ponerlo en práctica. . . por etapas, es cierto, aprendiendo de cada uno, escuchando, afinando lo que los hombres y mujeres necesitaban entender.

La Comunidad

o La Chirimoya

De dos en dos

La Multitud Soltar el control/ Creer en el ser humano y su capacidad de decidir por si mismo. . . la conciencia

El Poder

o Acompáñame, Padre mío, dame tu fuerza, porque vienen tiempos difíciles. Por cierto, los políticos y los intelectuales, ya estarán agitados y molestos, y serán peligrosos. Pero, todavía no comprenden lo que viene, que será mucho peor para ellos. Porque la gente, pensando por sí misma, ya no aceptará ser manipulada por ellos, y pensará ¿continuaremos a leer siempre los mismos libros? ¿a cumplir las mismas tradiciones? ¿a someternos a las mismas leyes? Y así perderán sus clientelas, sus públicos. Y cuando entiendan el verdadero peligro para sus privilegios, que no viene de los guerrilleros que los enfrentan con sus mismas armas, sino simplemente de la gente que se libera interiormente se asocia comunitariamente, se entregarán al saqueo del dinero público, y se desencadenarán contra mí y sobre nuestra comunidad. Pero nosotros debemos continuar, sin miedo. Continuaremos estableciendo relaciones directas con las personas; y éstas, como ocurrió hoy estarán entusiastas y se harán fuertes.

 

 

La Salud

o Reflexión sobre el estado de las personas

o Los milagros – Agentes Replicadores

Uds. Harán esto y mucho más Herramientas de la naturaleza – Reiki, Masaje, Frutos del Bosque

 

mi misión y mi proyecto consiste en que adquieran fuerza y señorío, conocimiento y sabiduría y superen las condiciones en que se encuentra, que vuelvan a ser imágines de Dios, y Dios se refleje en ellos.

Nosotros/as sabemos el desenlace de la historia histórica. Y desde una perspectiva de fe, sabemos que el proyecto continúa. . . Queda mucho por hacer.

Son pocas las instituciones que nos alientan a ejercer nuestras capacidades plenamente por el bien de nuestro mundo y la humanidad. . .y la tentación de quedarnos con el “cumplir” solamente en esta vida es grande. . .

La Resurrección

 

El Padre nuestro celestial está inquieto, porque ha creado a los hombres queriendo que llegasen a ser libres, dueños de sí creativos, hermanos en armonía con la naturaleza; pero poquísimos llegan a ser lo que son, y los más se empeñan en ser inferiores a sí mismos. Dios no reencontrará la alegría hasta que los hombres vuelvan a ser personificaciones vivas de la divinidad

Pastoral Juvenil: La amplitud del Proyecto de Dios vs. Todo Proyecto Reductivo, Preconcebido, obligatorio y que hace que el ser humano sea menos de lo que Dios quiere que sea

o ¿Cómo vivir la tensión entre seres humanos que vivan libremente y formar parte de las organizaciones que poco toleran esa libertad?

Para actuar diferente, necesitamos nuevas categorías que son más inclusivas.

o Estar pendientes del tema de género.

 

Felicitar a Luís y Pasquale

Presentazione di Marilin Donovan

Il progetto di Gesù - Recensione di Franca Romano

Franca Romano antropologa ha presentato, il 10 Febbraio 2011, a Roma, Il progetto di Gesù - in presenza degli autori. Ecco la trascrizione del suo intervento.

 

 

"Mi è piaciuto moltissimo il fatto che questo libro sia stato scritto (volgendosi verso Pasquale) da un punto di vista laico, di un non credente, di una persona comunque non praticante, e che (volgendosi verso Luis) ci sia stata la possibilità di un confronto con una persona religiosa. Si vede che c’è un filo interiore che lega tutti i discorsi, una cosa assolutamente riuscita del libro, secondo me, perché non si nota chi non crede e chi crede, e quindi questo mi sembra il massimo complimento. La fede è bene averla, ma anche la scienza deve avere un suo posto, e la fusione tra le due la trovo eccezionale, insomma che una non distrugga l’altra. Questa sinergia è la prima cosa che mi ha colpito del Progetto Gesù. E poi altri aspetti...

 

Ne cito solo alcuni, perché ho fatto un elenco che non finisce più, anche per lasciare spazio ad altri interventi. Partirei dal fatto che Gesù lo dobbiamo disseppellire da tutta una serie di studi, di costruzioni ideologiche che l’hanno irrigidito. La parola divina ci è arrivata in maniera molto indiretta e mediata, appesantita e soffocata.. Quindi noi dobbiamo, come esseri umani, riappropriarci di questo messaggio e di questa figura, liberarla da interpretazioni e stratificazioni rigide. Questo è stato sottolineato anche da studi di teologi... di persone che hanno osservato che gli stessi Vangeli ci sono arrivati come frutto di una tradizione orale che è stata rielaborata attraverso diverse centinaia di anni. Ci è stata invece tramandata come una parola certa e dogmatica, mentre dietro c’è tutto un lavoro di scelta fra varie edizioni dei Vangeli, varie tradizioni. Poi sono state certificate solo quattro fra tutta una serie di scritture che giravano in quel periodo.

 

Quindi in realtà, conoscendo storicamente come sono andate le cose, non è che noi abbiamo i Vangeli come dato assoluto, abbiamo una tradizione che ci è arrivata selezionata secondo una certa logica... Da qui si dovrebbe partire per decostruire un po’ il modello rigido e dogmatico che la Chiesa ci ha poi consegnato. Ed è proprio quello che fa in modo piacevole, utile, stimolante questo libro, che propone un percorso: costruire un Gesù che si libera da questi dogmi, da queste certezze, da queste pesantezze, un Gesù che recupera una dimensione umana e recupera anche una progettualità. Il Gesù che ci hanno tramandato sembra quello che è nato sapiente, che non ha avuto un percorso di formazione, un Gesù che pontifica. Invece questo percorso mi è molto piaciuto che cominci dall’infanzia, che cominci da quando era giovane, e cominci con una riflessione: Gesù è incerto, a noi ci sembra strano perché siamo abituati alla certezza, che la Chiesa ci ha tramandato, invece Gesù è incerto, Gesù pensa, Gesù riflette, e comincia a muovere i primi passi. Questo è un aspetto assolutamente bello e stimolante.

 

Il Tempio... Mi sono chiesta... questi punti che sono stati scelti, il Tempio, le Tentazioni, il Progetto... insomma ci sono dei punti che sono stati trattati, altri sono stati tralasciati... (volgendosi verso Luis e Pasquale) sicuramente voi avrete tutti i vostri motivi. A me è piaciuto moltissimo il Tempio, questa parte iniziale che ha rotto un po’ tutti gli schemi ponendo appunto questo ragazzo che riflette, e riflette su uno spazio... il Tempio... il Tempio è visto come spazio istituzionale... E questa è prima scossa ad un Gesù ingessato dalla tradizione cattolica, perché questo spazio istituzionale è il primo spazio che Gesù si trova ad affrontare, e già da ragazzo è uno spazio che non gli piace... Lui entra in questo Tempio e non sente la voce divina, e si chiede ‘ma perché io qui non la sento? Io qui dovrei sentire eppure non la sento’... E quindi questa opposizione tra spazio interiore, riflessivo, di una persona che è alla ricerca, in opposizione ad uno spazio definito, dove il sapere è un sapere chiuso, dove i libri sono custoditi negli scaffali, dove appunto c’è chi interpreta. Nel Tempio non c’è scambio intellettuale ma la Verità, una verità dogmatica... Poi c’è l’aspetto artistico, che viene visto anche come un tentativo di sopire le coscienze... Insomma è molto, molto interessante proprio questo primo impatto di un Gesù ragazzo adolescente che ancora ha le idee confuse, ancora non ha ben chiaro quello che deve fare, però subito coglie, forse proprio con l’istinto dei giovani, che questo spazio è uno spazio che non gli piace. E questa è la prima riflessione.

 

Gesù in questo Tempio non ci torna più fino ai trent’anni, quando ha un secondo impatto, molto più deciso, si vede il percorso che ha fatto in trent’anni, perché la seconda volta che va nel Tempio ha una capacità critica molto maggiore, butta all’aria tutto, se la prende con i mercanti, sottolinea l’aspetto politico, l’aspetto materiale legato agli interessi, insomma è tutta un’altra versione... Invece, ancora in questo aspetto riflessivo c’è una ricerca... il percorso che si coglie un po’ in tutto il libro è il percorso riflessivo: come Gesù arriva ad elaborare questo suo progetto, e quindi dalla critica allo spazio istituzionale passiamo ad altre proposte.

 

Per esempio mi è molto piaciuto l’incontro, anche qui in una fase giovanile, con il profeta, con Giovanni Battista... è sottolineato anche questo come un pellegrinaggio non istituzionalizzato... lo spazio del Tempio non gli è piaciuto, invece gli piace molto quest’altro spazio che è uno spazio aperto, un pellegrinaggio libero, spontaneo, dove la gente va non per la parola ufficiale, forte, dei sacerdoti, ma perché trova una persona semplice, vestita di pelli, però una persona pura, una persona onesta, che dice la verità, che è critica rispetto alla società che li circonda. Dal punto di vista antropologico, è lo spazio della tradizione popolare, lo spazio non istituzionalizzato... Noi abbiamo una cultura ricchissima, (volgendosi a Luis) anche la cultura sudamericana è ricchissima di spazi non istituzionalizzati... Noi pensiamo che la Chiesa sia la Chiesa, in realtà della Chiesa fanno parte dei fenomeni che sono catalogati “popolari”, “tradizionali” ma sono quelli la base della Chiesa, cioè c’è chi crede in una forma di religione che parte dal basso, che non ha bisogno della mediazione di sacerdoti, non ha bisogno di dogmi, di certezze, ma di umanità, di scambio.

 

Io ho fatto una decina di anni fa una ricerca sulle madonne che piangono, e mi sono trovata in sintonia con il discorso del progetto di Gesù perché io ho fatto un discorso simile per certi aspetti sulla figura della Madonna... Anche la Madonna viene rappresentata da un punto di vista istituzionale, in un certo modo, composta, perfetta e irraggiungibile, e invece, studiando i fenomeni popolari, i pellegrinaggi soprattutto, le apparizioni mariane, le lacrime, i discorsi... studiandoli proprio dal punto di vista dei contenuti, di come le popolazioni vivono e hanno vissuto questi fenomeni, ho visto che ci sono delle Madonne completamente diverse da quelle istituzionalizzate. Madonne che sono il contrario di come viene dipinta la figura di Maria nella tradizione ecclesiastica, Madonne disponibili, Madonne molto materne, molto umane, molto attente ai bisogni degli esseri umani che si rivolgono a lei, accoglienti, con un fisico, con un corpo, con le lacrime che escono, col sangue, con una manualità straordinaria, toccano, abbracciano... insomma delle Madonne che sono proprio l’opposto dei modelli che sono insegnati dalla Chiesa.

 

Quindi io penso che questo Gesù che parte, percorre certi spazi che sono percorsi dalle popolazioni, si butta nella mischia, si mette dalla parte del popolo, coglie immediatamente qual è il senso del reale, cioè la realtà non sta nel Tempio e negli intellettuali, perché qui c’è una bella critica anche agli intellettuali, una critica giusta, assolutamente corretta, perché è l’intellettuale visto nella sua parte peggiore, l’intellettuale che rimane un po’ astratto, non scende nella realtà, mentre qui la parola d’ordine di Gesù è scendere nella realtà, nella vita (volgendosi a Pasquale e Luis) poi lo dite anche chiaramente, il progetto di Gesù consiste proprio nel calarsi nella vita, non nel teorizzare... E questo percorso io credo che sia un percorso assolutamente autoriflessivo, infatti per me il progetto di Gesù è il progetto di una costruzione del Sé, di un Sé che è molteplice, che è complesso... che non è un Sé chiuso ma aperto, come viene studiato dal punto di vista antropologico. È sbagliato pensare alle persone come se fossero compiute, come se ci fosse qualcosa di costitutivo, un’essenza, invece le persone sono plasmabili, aperte, disponibili al cambiamento, alla riflessione.

 

Il percorso autoriflessivo è un percorso basilare, cioè non si può crescere senza questo percorso autoriflessivo, e Gesù lo affronta con coerenza e coraggio. Mi piace questo Gesù che parte da se stesso, che parte da una riflessione su se stesso, come dovrebbero essere tutte le riflessioni, perché nessuno può pensare di portare un messaggio fuori se non ha una coscienza di Sé corretta. E questo si vede benissimo anche nelle Tentazioni, in cui si scontra con tutta una serie di modi di interpretare la Chiesa... Mi piace poi questo testo in cui si mescola l’aspetto storico e l’aspetto moderno, quindi è chiaro che è una riscrittura di un percorso che potrebbe essere anche il percorso di un leader di oggi, perché è molto attuale... Gesù è visto come una figura storica ma anche come una figura che potrebbe vivere tranquillamente ai giorni nostri... quindi questo secondo me è un discorso molto ben riuscito nel libro.

 

E appunto queste tentazioni... la chiesa come assistenzialismo, la chiesa come  rivoluzione... perfino la madre gli dice ‘ora et labora’, questo mi è piaciuto moltissimo, perché la madre gli propone un modello di chiesa, che poi, dice, la madre avrà ragione, e invece Gesù rifiuta questi modelli, proprio perché sono precostituiti, perché sono un po’ chiusi, un po’ limitati, e risponde a questi modelli dicendo: non lo so bene cosa farò, non ho ancora le idee ben chiare, ma so che devo buttarmi nella vita, devo costruire, devo riflettere, devo organizzare un discorso che vada bene a tutti, cioè che individui la persona come singolo e che possa anche essere letto a livello di gruppo. È la semplicità che è difficile a farsi, come è stato detto, questa è la perfezione.

 

Quindi sono bellissime queste riflessioni che vengono man mano portate avanti, perché poi quando arriviamo al progetto... è una riflessione molto impegnativa, penso che sia la parte più intellettuale di tutto questo percorso, perché c’è una riflessione molto approfondita... Io l’ho letta, adesso è inutile scendere nei particolari, poi magari ci potremo tornare, però io l’ho letta come il ‘progetto essere umano’. Insomma l’essere umano è centrale in questo progetto, l’essere umano visto come singolo, visto come gruppo, come comunità, come tutto... Cioè riesce a essere un progetto che costruisce l’essere umano, in grado di avere come centralità l’essere umano, che è la cosa in assoluto più rivoluzionaria di tutto questo discorso... ammesso che Gesù sia esistito veramente, non lo so, però dico sicuramente di questa persona, insomma è la parte che più ha colpito, che credo abbia prodotto tutti i risultati che ha prodotto proprio perché parte da questo progetto particolare insomma... e quindi rifiuta, secondo una conseguenza logica, rifiuta quello che è il potere, l’essere legato a discorsi politici.

 

Anche tutti i discorsi politici che fanno alcuni discepoli: organizziamoci, perché così abbiamo potere, a fin di bene, perché poi loro volevano il potere per fare delle cose buone, Gesù risponde sempre: non si arriva attraverso questa strada perché è sempre una strada che ha un difetto, non mette al centro l’essere umano, con i suoi dubbi, con le sue riflessioni... io voglio parlare a tutti e ad ognuno... e questa è la sua forza, e anche la capacità di cambiare, perché noi abbiamo qui un Gesù che cambia, prima parla a pochi, ai discepoli, poi parla a una piccola comunità, poi la comunità si ingrandisce e allora deve parlare a una comunità più grande, e lui si interroga, gli viene il panico, perché si dice: io riuscirò a parlare a tutti? oppure: sto sbagliando? Poi quando la sua figura diventa carismatica, diventa un leader, tutti lo chiamano maestro, lui rifiuta questo ruolo, è lí che diventa ancora più interessante la figura, perché rifiuta questo ruolo e dice: io non voglio essere leader, anche se voi mi date questo ruolo non voglio essere un leader, voglio essere una persona che dice certe cose ma che fa maturare gli altri, quindi voi non dovete seguire in modo meccanico e rigido, voglio che voi riflettiate, cresciate e siate in grado di ragionare con la vostra testa, e questo è contrario a ogni potere, anche al potere ‘buono’, anche al potere che vuole il potere per fare migliorare le persone.

 

Il potere ha poi questo risvolto, che si presenta sempre come poco critico, chi ha il potere non è disposto a farsi criticare più di tanto... come è stato spiegato molto bene da filosofi e intellettuali... la costruzione dell’essere umano è faticosa, Gesù trova la sua via, dice: io non voglio più che le folle vengano a me ma voglio camminare tra loro e quindi comincia a muoversi. Questo dislocamento è molto interessante perché lui avrebbe avuto più successo se si fosse fermato, perché la struttura si organizzava, la comunità cresceva, aumentava, avrebbe avuto un potere maggiore, e invece no, lui dice: io non voglio rinforzarmi, io mi muovo, e così creo altri focolai, dò stimoli... E questo lo fa proprio per non focalizzare l’attenzione su se stesso. La pedagogia continua che sottintende questo processo. In realtà Gesù non si pone mai come un maestro ma sempre come uno che impara lui per primo dall’esperienza che fa e poi comunica agli altri quello che mano a mano matura.

 

Forse un ultimo commento posso aggiungere, da antropologa, sulle guarigioni, poi vorrei cedere (volgendosi a Luis e Pasquale) la parola a loro. È raccontato bene e penso che sia andato proprio così com’è raccontato, cioè i miracoli sono fatti dalla fede e dalla fiducia delle persone senz’altro, ma anche da un sapere tradizionale che Gesù applica, concretamente, la conoscenza dell’essere umano, delle sue debolezze, ma anche la conoscenza di erbe... Gesù è presentato come un essere calato nella realtà, nella cultura del tempo, e questo è un processo culturale molto interessante, perché lui riesce ad essere con il popolo, è un falegname, non ce ne dimentichiamo, però riesce a fare un discorso che travalica e trascende ogni materialità, riesce a essere concretissimo e allo stesso tempo pone le premesse per un discorso intellettuale che diventa universale. e questo è stato secondo me (volgendosi verso Luis e Pasquale) molto ben spiegato dal vostro racconto."

Recensione di Franca Romano
bottom of page