top of page

Foto

Dopo aver visionato queste fotografie e fotogrammi composti in libro, se ti hanno commosso e convinto,

dona quanto merita la fatica della loro bellezza.

 

I libri oggi non si acquistano soltanto in Libreria, come libri di carta, ma anche sulla Rete, come libri digitali - anche in forma di donazione.

 

 

Vai alla Home, clicca su Donazione - l'operazione è semplice e sicura.

Fotografie e Fotogrammi - Porti e Piazze

Porti e Piazze

Fotografie e Fotogrammi - Silenzi e Grida

Silenzi e Grida

Fotografie e Fotogrammi - Città e Paesi

Città e Paesi

Fotografie e Fotogrammi - Porte e Finestre

Porte e Finestre

Fotografie e Fotogrammi - Fotogrammi

Fotogrammi

Fotografie e Fotogrammi - Nature vive e morte

Nature vive e morte

Fotografie e Fotogrammi - Ritratti

Ritratti

Fotografie e Fotogrammi - Periferie e Muri

Periferie e Muri

Fotografie e Fotogrammi - Due e Tanti

Due e Tanti

Fotografie e Fotogrammi - Commenti

SILENZI / Liray  (Cile) - 19 agosto 2009 9:18

 

Dialoghi suscitati dalla foto sul sito-rivista:


Inviato: 12/9/2009 14:40

Autore: Lorenzo Levrini

Molto bella.


Inviato: 12/9/2009 16:53

Autore: Pasquale Misuraca

¡Salve, Lorenzo!
Sono proprio contento del tuo apprezzamento.
L'ho fatta quasi in trance questa foto, sai? In effetti non ho cercato di fotografare gli animali, gli alberi, l'erba, la palizzata, le cose del mondo davanti a me, ma... la luce... di quella mattina - mi dava una piena sensazione di assoluta certezza e volevo testimoniarlo.

 

Inviato: 12/9/2009 20:26

Autore: Lorenzo Levrini

Capisco perfettamente. Io non avrei fatto questa foto se non fosse per le qualita' particolari di questa luce.

 

Inviato: 14/9/2009 8:18

Autore: Bovary

semplicemente stupenda pasquale lo dico senza esagerazioni.....incanta emoziona...sembra quasi irreale. grazie di quello che sei riuscito a trasmettere con la sola immagine...


Inviato: 14/9/2009 15:03

Autore: Pasquale Misuraca

@ Bovary
Felice che ti commuova questa foto. Lo dico anche a nome dei coautori: la Cordigliera (che indora il pulviscolo silenzioso facendo finta di niente), il Sole (sempre presente dietro le nuvole le notti le nebbie anche quando ce ne dimentichiamo), gli alberi - vivi, vegeti, chiomati, spettinati, in fila indiana frangivento, sopravviventi in forma palizzata, l'erba ubriaca di vita, gli arbusti ed i raponzoli, la cavalla e le pecore e le capre immerse nel pasto, e la linea dell'orizzonte che per l'occasione si è inclinata per imprimere un lento movimento al lungo istante.

Silenzi
Commenti

FOTOGRAMMI PRENESTINA (2) / Roma, via Prenestina, 23 marzo 2009

 

Le due foto hanno suscitato sul sito-rivista questi commenti:

 

 

Inviato: 3/4/2009 10:29

Autore: Bovary

 

preferisco la prima delle due perchè dà maggiore risalto al soggetto principale che è la giovane donna in attesa, oltre il vetro graffiato dell'autobus e dietro lo sfondo del grigio metropolitano... mi piace perchè pur essendo il soggetto principale è in ombra rispetto alla luce che illumina il retro della scena, ed enfatizza così quella sensazione interiore di impaziente attesa.... mi colpisce la sua pensosa immobilità in contrasto con il mondo intorno che gira frenetico...

 

 

Inviato: 3/4/2009 15:10

Autore: Pasquale Misuraca

 

Per me è più bella la seconda, perché contiene più contesto, più realtà, si vede bene il sedile del tram in primo piano – sedile vuoto, ci sono le quinte nere ritmate e un po’ inclinate, e le schiene opposte di due astanti rivolti a direzioni diverse, e il bianco squillante del ragazzo o ragazza sul motorino, una sommessa sinfonia di colori essenziali, una vasta gamma di toni, di sfumature, di graffi e graffiti, dentro e fuori... La prima è (quasi) soltanto un ritratto, la seconda è un paesaggio con figure.
(Faccio notare, Bovary, oltre che a te anche a chi ci legge, che tu scrivi "preferisco" ed io "la più bella è" - tu manifesti un gusto individuale, e lo argomenti, io definisco una superiore bellezza, e la argomento. Intendo con questo tentare il passaggio dal piano soggettivo al piano inter-soggettivo. Non so quanto ci sia riuscito, ma lo ritengo necessario - altrimenti ciascuno rimane prigioniero della propria singolarità, non credi?)

 

 

Inviato: 29/4/2009 9:39

Autore: Anonimo

 

Le due foto esprimono concetti diversi:
la prima è più concentrata sul soggetto e le sue dinamiche interiori, ma proprio pr questo io avrei usato una focale più selettiva in modo da lasciare leggermente sfocato lo sfondo...
la seconda immagine privilegia il contrasto tra l'individuo e la realtà circostante, però il motociclista in giacca bianca sposta troppo l'attenzione dal soggetto mentre le altre due figure sono troppo defilate (escono praticamente dall'immagine...) per essere veramente significative.
(riguardo alla metacomunicazione preferisco l'onestà di presentare il proprio parere come espressione della propria visione estetica alla presunzione di ritenersi depositari si un Norma estetica universale....)

Prenestina

NATURE VIVE / Roma, Parco di Colle Oppio, 7 dicembre 2008

 

(Commento) Inviato: 16/2/2009 6:20 (sul sito-rivista)

Autore: Pasquale Misuraca

 

Questa foto è cominciata a formarsi attraverso le orecchie.

Abito in via Labicana, a Roma - tra Piazza San Giovanni in Laterano, il Parco del Celio, il Colosseo, e Colle Oppio. Quando esco per mettere il cielo sopra la testa inizio la passeggiata scegliendo una direzione tra le quattro possibili: a sud mi aspetta la pineta del Borromini, a ovest il limone di Madre Teresa di Calcutta, a nord l’albero di Giuda, a est la pineta di Apollodoro. Questa domenica avevo scelto l’albero di Giuda, per rivederlo coricato certo nudo sulle pendici del Palatino, forse ancora stecchito dal nostro reale inverno o da quel suo immaginario peccato originale. E camminavo. Ma, arrivato ai piedi della scalinata travertina di Colle Oppio, sento voci, dall’alto a destra, da dentro la pineta, fuori campo, voci allegre di ragazze eppure spezzate, non di ragazze ma di donne sincopate, voci provenienti non dal presente adolescente, dal passato remoto, forse, o dal futuro anteriore.

Resto incerto per un lungo momento, infine cedo e mi lascio trascinare all’insù dalle voci di dentro e di fuori lungo la scalinata, infilando le mani nelle tasche, una trova e inforca gli occhiali, l’altra trova e accende la digitale, le voci s’interrompono, mi fermo, come un gatto nell’erba, riprendono, avanzo ancora, piano ma non troppo, la lucertola, l'orbettino, la biscia, si possono rintanare, ancora, faccio capoccetta, vedo e scatto.

Nature vive

NATURE MORTE / Roma, via Labicana - 14 febbraio 2009 10:34

 

Commento di Simone Barillari, sito-rivista www.fulminiesaette.it, 24 febbraio 2009.

 

Non sono certo, non lo sono mai stato, che il titolo che ho suggerito a Fulmini in un fiotto di entusiasmo (Trasfusione) sia così buono, sono certo invece che non è buono come la foto: ha quantomeno il torto di ridurne le possibilità, mentre anche solo la data in cui è stata scattata, il giorno di San Valentino, aggiunge nuovo significato al fiore di sangue dell’immagine. Uno dei motivi per cui le foto di Fulmini mi sembrano più di una volta così eccezionali, le foto di un grande artista, è che sono fotografie letterali, “una maggiorazione immobile dell’inafferrabile”, come le definì Barthes, e proprio per questo profondamente artistiche. Mi è parso interessante il dibattito suscitato nei commenti a un post di Bovary da una risposta di Lorenzo Levrini, che è giovanissimo e sta maturando un suo stile molto interessante. Proprio nel momento in cui il ritocco in postproduzione ricongiunge la fotografia alla pittura da cui quasi due secoli fa si è distaccata, la fotografia letterale diventa, ritorna a essere, la specificità della fotografia rispetto alla pittura: quella di essere l’immediata riproduzione letterale di un momento che sia un accumulo della realtà, un coagulo del tempo che la pittura, riproduzione ed elaborazione di quel momento da una lontananza e da una lentezza, può riprodurre solo in maniera mediata. Per essere arte, la fotografia oggi deve scoprire in che modo, attraverso il ritocco in fotocomposizione, fare cose che la pittura non può fare, eccedere la pittura, oppure attestarsi prima di essa, e facendo di nuovo cose che la pittura non può fare, precedere la pittura. Questo brano da cui ho tratto la definizione di “fotografia letterale” proviene da 'Fotografie-choc', in "Miti d’oggi" di Roland Barthes.

“La maggior parte delle fotografie-choc che ci sono state mostrate sono false in quanto appunto hanno scelto uno stato inermedio tra il fatto letterale e il fatto maggiorato: troppo intenzionali per essere fotografia e troppo esatte per essere pittura, perdono necessariamente, a un tempo, lo scandalo della lettera e la verità dell’arte: si è voluto farne segni puri, senza risolversi a dare almeno a questi segni l’ambiguità, il ritardo di uno spessore. […] Privata del suo canto e della sua spiegazione, la naturalezza di queste immagini obbliga lo spettatore a un’interrogazione violenta, lo impegna sulla via di un giudizio che egli stesso elabora senza essere intralciato dalla presenza demiurgica del fotografo. In questo caso dunque si tratta proprio di quella catarsi critica richiesta da Brecht, e non più, come nella pittura di soggetto, di una purga emotiva. La fotografia letterale introduce allo scandalo dell’orrore, non all’orrore in sé”.

 

*

 

Risposta dell’autore, sito-rivista www.fulminiesaette.it, 24 febbraio 2009.

 

Grazie della descrizione critica supplementare. Ricambio con una descrizione artigiana: ricostruisco cosa ho fatto facendo questa foto.

Esco da casa per andare a trovare un amico, faccio pochi passi e vedo da lontano, sul manto stradale, lungo la linea bianca laterale, un panno appallottolato? un pupazzetto caduto da una bicicletta o da una macchina? un colombo giovane? Avanzo con l’impressione di lievi movimenti dei suoi contorni, ma è il vento, ed è un colombo, non c’è più niente da fare – lo fisso e sta fermo di profilo.

Ora di fianco a lui, sporgendomi dal granito, l’ammiro intero e quieto, immobile eppure in qualche modo irreale in movimento, non capisco se lo vedo dall’alto di sopra o dal lato in alto, e divento sordo, e sono investito da più immagini e fitte e odori – niente rumori niente segni della città fuori campo, tutto accade tra il suo riquadro e la mia mente.

Prendo la digitale, l’accendo, inquadro, scatto. Poi un’altra foto, analoga, diffidente delle macchine come sono, tanto scelgo sempre la prima. Non lo guardo più, vado via, sento un autobus, torna la città intorno, vado via.

Nature morte

MURI / Genova, Sestiere Oregina, 18 maggio 2009 6:03

 

Questa foto, pubblicata sul sito-rivista il 27.07.2009, ha suscitato i seguenti commenti:

 

 

Inviato: 27/6/2009 9:41

Autore: Eleonora Terrile

Ieri albero dalla chioma rigogliosa piena di merli, passerotti e rondini di passaggio, oggi, forse, spaventapasseri. Spero che la potatura abbia una giustificazione valida. Unica consolazione, forse, il resto di quest'albero sta godendo della "vista a mare". In effetti Genova è facile da comprendere: a nord i monti, a valle il mare. Stop. Altro che le "fette di torta" in cui sono divise altre città: vere e proprie sfide per chi, come me, non ha senso dell'orientamento!

 

 

Inviato: 27/6/2009 20:10

Autore: Pasquale Misuraca

@ Eleonora
Vero verissimo: Genova e' disposta in maniera chiara. Come il Purgatorio (a proposito: sto lavorando a un Purgatorio dal quale non sempre e non solo si sale - in Paradiso - ma anche e parimenti si scende - all'Inferno).
Quanto al fantasma dell´albero, (anche questo) viene da una stroncatura (dalla potatura vengono i morti). Fantasmi e morti, comunque, lasciano segni, sui muri, nei cuori.)

 

 

Inviato: 1/7/2009

Autore: Pasquale Misuraca

ancora @ Eleonora (e ai lettori-ascoltatori-visionatori tutti)
Rileggendo la mia risposta al tuo commento mi rendo conto che sono stato criptico.
Volevo dire... ciò che avevo visto - e che mi aveva spinto a fare quella foto: l'ombra, la traccia, l'impronta della chioma di un albero (poi crudelmente mutilato), il quale albero, nel suo insieme organico, grazie all'azione, alla partecipazione, alla complicità del vento, ha lasciato sul muro vicino i segni visibili della sua vita agitata.
L'insieme m'è sembrato uno spunto interessante per la rappresentazione fotografica d'un fantasma, dei fantasmi. (Chissà cosa ne pensa Alberto, che è riuscito a fotografare persino gli angeli...)

 

 

Inviato: 2/7/2009 9:50

Autore: Eleonora Terrile

Ah, ora vedo traccia della chioma dell'albero sul muro.
La prima volta mi ero solo concentrata sul tronco. Ahi, ahi, ho guardato, ma non ho visto! (Come direbbe Alberto!)

Muri

DUE / Roma, cortile interno dell'Ostello dello Scout Center 'Il fiore rosso', 30 settembre 2010 18:53

 

Commenti suscitati sul sito-rivista:

Inviato: 12/10/2010

Sembra che la nuvola voglia fare il verso o il controcanto all'edificio.
Un saluto
Garbo
http://garbo.ilcannocchiale.it/

Inviato: 13/10/2010

@ Garbo

E’ il mio modo – quando provo a fare arte costruendo una foto - per far si che i cardini del tempo rientrino nel loro giunto. Sì, perché anch’io penso, come te e come Amleto, che “The time is out of the joint”, “il tempo è fuori giunto”. (Il lettore curioso legga THE TIME IS OUT OF THE JOINT, il gran post di Garbo del 10 ottobre sul suo blog, per comprendere pienamente. Non voglio semplificarlo riassumendolo, e non voglio farla lunga.)

Le cose sono andate così. Ero imprigionato nel fondo di questo cortile romano, circondato e sovrastato da torri-palazzine. Sono andato a mettermi sotto uno spigolo enorme e quasi cieco – un buco-finestrella in cima. L’ho angolato contro il cielo del tramonto ed ho aspettato, sperando in un palloncino sfuggito, un foglio di giornale impennato, un aereo basso, un uccello impazzito... ho visto da lontano arrivare una nuvola commovente, lei mi ha visto, abbiamo giocato. Lei ha assunto una forma certa avanzando e considerando lo spigolone e me. Io, aggiustando la posizione, calibrando lo zoom, alzandomi sulla punta dei piedi, ho predisposto l’inquadratura calcolando la sua progrediente traiettoria, e quando lo spazio-tempo è rientrato nel suo giunto, ho scattato. Per testimoniare la giunzione possibile.

Pasquale

Due
bottom of page